Il dialogo tra le istituzioni europee è un dialogo tra sordi e burocrati
Chi è d’accordo? Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione Europea.
Questa innegabile verità, prima d’essere legittimata, è stata spiattellata in faccia anche a Martin Schulz e Jean-Claude Juncker dal portavoce David Borrelli. Il Movimento 5 Stelle, infatti, siede al tavolo della Conferenza dei Presidenti, dove vengono presentati dalla Commissione Europea (ogni anno) i documenti che il Parlamento sarà chiamato a discutere.
Il trucco canonico per far credere ai cittadini che contano qualcosa nel processo decisionale è la cosiddetta consultazione pubblica. Qui vengono invitati i soliti “rappresentanti” della società civile, che portano solo gli interessi delle più varie associazioni di categoria. Organi ormai scollegati dalla realtà e “istituzionalizzati” ai massimi livelli.
Il contesto di discussione che ha rinvigorito il concetto di democrazia diretta era il “work program”, un documento che indica le priorità politiche dell’Europa. Su questi importanti fogli dovranno essere riportate anche le raccomandazioni del Movimento 5 Stelle. Qualunque sia la configurazione pratica, i portavoce si auspicano che si faccia tesoro di alcune lezioni importanti che l’UE ha avuto nel 2015.
L’intervento di David Borrelli nella sessione plenaria di Strasburgo, al Parlamento europeo, durante la discussione sull’adozione del programma di lavoro 2016 della Commissione europea.