In centro a Treviso ci sono alcune piazze e vie che, non si sa per quale motivo, riescono sempre ad attirare l’attenzione dell’amministrazione comunale di turno. Forse perché ripristinare una piazza è molto più semplice che avere un’idea ed un disegno che portino a ridefinire completamente un sistema.
Da ricca e ridente città, Treviso si sta lentamente trasformando in un’area sempre più desolata e triste. La periferia è anche in città.
Zone che una volta erano il centro nevralgico della vita della nostra Treviso, si stanno trasformando in luoghi sempre più di mero passaggio, talvolta ostaggio del delinquente di turno. A poco serve rendere tali zone più appetibili con qualche mercatino: la città va completamente rivista, ridisegnata, per dare nuovo spazio ai giovani, agli anziani, ai bambini che la vivono quotidianamente. E questo obiettivo non si raggiunge certo con l’ennesimo edificio ad uso residenziale.
Ci sono zone nevralgiche abbandonate a loro stesse, che potrebbero, se riprogettate con intelligenza e lungimiranza, dare nuova vitalità al centro; edifici dismessi che potrebbero offrire una valida alternativa a chi volesse scoprire e conoscere Treviso.
Prendiamo ad esempio l’edificio ex sede della Provincia: è chiuso da anni perché, a suo tempo, si pensò che i palazzi centrali non andassero più bene ad ospitare l’ente, e così si ritenne di costruire una Versaille poco fuori città ad uso esclusivo di pochi eletti.
Milioni e milioni di soldi pubblici sono stati letteralmente buttati prima per far deportare i vecchi utenti psichiatrici (e non riusciamo neppure ad immaginare quale angoscia, quale terrore, possa aver provato una persona che, dopo aver vissuto per anni nel vecchio S. Artemio, è stata spostata in un’altra dimora: ma questo è un altro discorso) e poi per ristrutturare una realtà fantastica ma appannaggio di pochi.
I cittadini possono fare una visita alla nuova sede della Provincia, ammirare il giardino, godere ogni tanto di qualche prestigioso evento, ma la fruibilità giornaliera è ben altra cosa.
Che cosa si sarebbe potuto fare? Forse una cittadella di studi e ricerche? Un polo scolastico? Uno spazio per i giovani dove poter realmente lavorare sullo sport o su attività culturali e ricreative? Ci si sarebbe potuti adoperare molto di più, per permettere alla cittadinanza di fruire di questi luoghi e di questi spazi ogni giorno…
Il palazzo ex Provincia, di proprietà della società privata Numeria, è ancora dismesso, abbandonato, lasciato all’incuria più totale, tant’è che, passeggiandoci accanto in un sabato pomeriggio qualsiasi, si può notare come alcune finestre
e siano addirittura lasciate aperte, forse per agevolare qualche povero piccione.
Lì vicino c’è un altro edificio, ex Inail, usato sempre dalla Provincia, anch’esso chiuso da anni. A poco sono serviti i vari tentativi di metterlo sul mercato: si tratta dunque di un altro luogo non sfruttato per progetti a vantaggio della comunità.
Insomma si vende o si tenta di vendere, affittare, ma non si pensa di riutilizzare questi edifici per offrire servizi utili alla comunità. Li si lascia all’abbandono e al degrado.
Oramai alcune scelte (che noi non condividiamo) sono state fatte e diviene difficile, se non impossibile, in tali situazioni, intervenire per riconvertire con una nuova logica questi spazi urbani.
La verità è che abbiamo l’esigenza di luoghi per i senzatetto, zone per i giovani dove praticare musica, arte, educazione. Necessitiamo di spazi all’aria aperta per incentivare attività sportive autonome. Ci sarebbe la possibilità di agevolare un turismo da “inter rail” attraverso la rete dell’Hostelling International, che dà la possibilità, ai giovani e non solo, di viaggiare in modo sicuro, economico, e che è in grado di garantire un flusso turistico.
Quello che vediamo e viviamo, invece, è totalmente differente: vengono proposte mostre private, commerciali, che poco porteranno alla città una volta ultimate; non si lavora per creare qualcosa con una prospettiva lungimirante per modificare l’assetto della città a livello sociale e per migliorare l’offerta ai turisti
Come si può pensare che le persone amanti dei viaggi fai da te siano interessate a soggiornare a Treviso se la proposta attuale è quella di alberghi che hanno prezzi assai superiori a quelli di un ostello? Un ostello con le caratteristiche descritte sopra, dalle nostre parti, lo si trova solo a Venezia. Altre città del nord Europa attuano queste strategie, perché non possiamo farlo anche noi?
Ci domandiamo se i nostri amministratori abbiano mai viaggiato senza assistenti o senza guida. Si sono mai confrontati con altre realtà presenti in altri paesi del mondo?
Cambiano le amministrazioni ma il fare rimane sempre lo stesso, anche perché determinate scelte, a volte assurde, vengono poi ereditate dalle amministrazioni nuove, in un circolo vizioso senza fine.
Nel nostro programma comunale per le passate elezioni noi parlavamo, tra le altre cose, di ostelli per la città perché questi rappresentano un modo nuovo per vivere e scoprire la città stessa, per avvicinare i viaggiatori e i turisti.
Gli altri paesi sono anni luce avanti rispetto a noi e promuovono tale turismo. A Treviso, invece, ci si limita a discutere dell’ennesima piazza da ristrutturare e ci si pone limiti su tutto ciò che è veramente un cambiamento, senza allargare la prospettiva.
Abbiamo fiducia che alle prossime elezioni i cittadini si ricordino di che cosa ha fatto questa giunta, di ciò che ha fatto quella passata, di cosa sta facendo il MoVimento 5 Stelle nel resto d’Italia.
Concludendo, pensate anche voi che, perdere degli edifici esistenti, per fare cassa immediata, e farli diventare nuovi appartamenti, ovvero residenze-dormitorio, ad appannaggio di pochi, sia meglio di un progetto a più lungo respiro, che potrebbe far rivivere e rivitalizzare Treviso, regalando nuove opportunità, più spazio vivibile e fruibile a tutta la comunità?
Ai posteri l’ardua sentenza.