Venerdì 2 dicembre seconda puntata di MigrAzioni
“Invasione”, “emergenza”: sono alcune delle parole che più frequentemente si sentono accostare al fenomeno della migrazione. Ma è davvero così? Si tratta davvero di un’emergenza? Ed è corretto parlare di “invasione”?
«Circostanza imprevista, accidente»: questa la definizione di “emergenza” fornita dal dizionario. Le migrazioni, al contrario, sono sempre esistite e possono essere motivate da ragioni di diverso tipo: economico, bellico, climatico, demografico. Ci sono periodi storici, come quello presente, in cui tali flussi risultano essere maggiormente consistenti, ma bollare con l’etichetta “emergenza” le migrazioni dei giorni nostri è forse improprio. Perché è difficile sostenere che si tratti di un fenomeno imprevisto e temporaneo. Ed è anche forse ipocrita se si considera, per esempio, che uno dei business in maggiore ascesa per il nostro paese è quello della vendita di armi: proprio quelle armi che vengono utilizzate nelle guerre da cui scappa gran parte dei migranti che arrivano in Europa e che, stando alle cronache, molti si rifiutano di accogliere.
In momenti come quello che stiamo vivendo, in cui il tema della migrazione è all’ordine del giorno, è indispensabile fare una corretta informazione, per evitare giudizi da parte dell’opinione pubblica condizionati da false credenze. È infatti in queste situazioni che chi cerca un facile consenso gioca sui timori della gente e lancia slogan non fondati su dati concreti, che nessun contributo portano alla discussione: un atteggiamento che non fa altro che alzare il livello della tensione sociale e ostacolare un corretto approccio al problema.
Si parla spesso di “invasione”, ma forse non tutti sono a conoscenza delle cifre esatte. Nel 2015 gli arrivi via mare nel nostro paese sono stati 153842, mentre nell’anno precedente erano stati 160000 (dati UNHCR). Sempre nel 2015 in Italia le richieste d’asilo sono state 84085, in ascesa rispetto al 2014, quando erano state 64625 (dati EUROSTAT): persone che in buona parte restano bloccate in un paese nel quale non hanno intenzione di fermarsi. La cui permanenza, tuttavia, come è tristemente noto, va troppo spesso a vantaggio di alcune organizzazioni che lucrano sugli immigrati.
Una situazione da affrontare con la giusta attenzione e con la massima serietà, nei confronti della quale bisogna muoversi con la consapevolezza della vera consistenza del problema e, soprattutto, nel rispetto della legge. È indispensabile che il riconoscimento dello status dei migranti avvenga in tempi brevi, per stabilire chi ha diritto a restare in Italia e chi no. Come pure è fondamentale migliorare il controllo della gestione dei fondi per l’accoglienza.
I suddetti slogan, di norma, non prendono in considerazione un fatto importante: una soluzione definitiva, per quel che riguarda il tema dell’immigrazione, non può arrivare da un Comune, ma solo a livello più alto. Uno dei vincoli che maggiormente penalizza l’Italia è il regolamento di Dublino, che obbliga il paese dell’Unione Europea in cui per la prima volta i migranti mettono piede a identificarli, registrarli, accoglierli e ad esaminarne la posizione, anche nel caso in cui il migrante non abbia intenzione di fermarsi nel paese di primo approdo. Ovviamente una simile imposizione non giova a paesi come il nostro, che rappresenta uno dei maggiori luoghi di sbarco per chi intraprende i “viaggi della speranza” nel Mediterraneo.
La vera battaglia è dunque da fare su questo versante. Più che soffermarsi su sterili polemiche, riteniamo che a livello locale sia importante capire quali possano essere le modalità di gestione del flusso di migranti e che per raggiungere tale obiettivo sia fondamentale la collaborazione e il confronto costruttivo, senza preconcetti, cercando anche di studiare esperienze già concretizzatesi. La mini-rassegna MigrAzioni è stata pensata proprio con la speranza di andare incontro, nei limiti del possibile, a tale esigenza: dopo la serata con Erri De Luca del mese scorso, venerdì 2 dicembre sarà la volta di tre relatori dal profilo nettamente differente rispetto a quello dello scrittore napoletano. Bruno Baratto, direttore di Migrantes Treviso, esporrà i dati di una recente indagine sugli stranieri in provincia di Treviso e proverà a fornirne un’interpretazione, per offrire una base oggettiva alla discussione sulla questione dei migranti. Il prof. Antonio Silvio Calò e l’assessore alle politiche sociali del Comune di Mira, Francesca Spolaor, invece, racconteranno le loro esperienze nell’ambito dell’accoglienza dei migranti.
L’evento si svolgerà presso l’auditorium Stefanini di Treviso (Viale Terza Armata, 35), ore 21, con ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.