A Treviso la situazione di chi ha ottenuto il riconoscimento è drammatica
Nei giorni scorsi, a Treviso, nel parcheggio adiacente alla zona Appiani – a un passo da negozi, ristoranti e uffici istituzionali come la Questura, la Camera di Commercio, l’Agenzia delle entrate, la Confartigianato – abbiamo avuto modo di essere testimoni di una situazione a dir poco sconfortante: durante l’orario notturno, un nutrito gruppo di persone dorme all’addiaccio sull’asfalto, protetto solo da una misera coperta. È ammissibile, nel 2017, che degli esseri umani – al di là della loro nazionalità –, siano lasciati in una simile situazione di degrado e di completo abbandono?
Per poter capire meglio il fenomeno, siamo andati a conoscere dal vivo queste persone.
Si tratta di cittadini stranieri che hanno ottenuto il diritto di asilo. Non sono dunque dei clandestini.
Ciò che ci lascia perplessi e avviliti, è sapere che i migranti, una volta ottenuta l’agognata protezione internazionale, perdono immediatamente la possibilità di essere ospitati in una struttura, e vengono messi direttamente alla porta. La legge non prevede una fase di transizione che aiuti queste persone ad essere adeguatamente inserite ed integrate nella società in cui si ritroveranno a vivere; una fase transitoria che li doti dei mezzi necessari a muoversi nella giungla della burocrazia, per poter trovare un lavoro e un’abitazione, e per evitare il pericolo di finire nelle mani di sfruttatori.
Perché i nostri governanti non hanno considerato questo aspetto? Per assurdo sono molto più tutelati e protetti coloro che sono in attesa del riconoscimento del proprio status rispetto alle persone alle quali il diritto di asilo è stato già riconosciuto.
Insomma, una situazione paradossale generata dalla solita miopia, poca lungimiranza e mancanza di visione da parte della nostra classe dirigente.
Con il permesso di soggiorno in tasca, ma senza un lavoro e senza un soldo, a queste persone resta solo la possibilità di rivolgersi ai servizi di assistenza. A Treviso, ci sono alcuni dormitori, gestiti dal comune, dalla Caritas, e uno del centro sociale Django che apre però solo d’inverno. Di quello comunale non si riesce a sapere granché; nel sito istituzionale c’è scritto che può accogliere solo quattro persone, ma quella pagina risulta aggiornata al 29/01/2014 (Treviso smart-city!).
Le strutture comunali sembra abbiano 50 posti letti disponibili, mentre ce ne sarebbero altri 20 presso la parrocchia di San Pio X. Tuttavia c’è da capire quanti e quali di questi siano aperti tutto l’anno o solo nella stagione invernale. Un numero comunque insufficiente viste le numerose persone che dormono solo nel parcheggio dell’Appiani, senza tener conto di altre zone della città, e in considerazione del fatto che la situazione è destinata a peggiorare da qui ai prossimi mesi.
Un altro tema è quello delle mense dei poveri, una gestita dal comune che apre solo a pranzo, ma non di domenica, e una gestita dalla Caritas che apre tutti i giorni solo a cena.
Non possiamo dimenticarci che stiamo vivendo in un periodo di profonda crisi economica e che, fra gli utenti di questi servizi, ci sono anche molti cittadini italiani in difficoltà, oltre a stranieri regolari residenti da tempo.
La situazione è complessa e assai critica, e, se non si trova velocemente una soluzione, potrebbe diventare esplosiva.
Al momento, a Treviso, ci sono svariate centinaia di migranti “richiedenti asilo”; nel momento in cui le loro richieste d’asilo verranno accolte, quale sarà il destino di questi esseri umani?
È questa l’accoglienza e l’integrazione che vogliamo (non) attuare?