Al Consiglio Comunale di Treviso del 28 luglio
c’è stata la presentazione del“Documento del Sindaco della Variante Generale al Piano degli Interventi”,
Relatore l’Architetto Capocchin. Il quale ha enumerato una serie di definizioni, equiparazioni e concetti che la Variante lega al futuro di Treviso. Eccone alcuni qui di seguito: ecocittà; capitale verde; rigenerazione della città = minor consumo di suolo; masterplan; concorsi internazionali di progettazione edilizia = aumento della qualità urbana = Maggior appeal commerciale dell’edificato; superamento del PRG per zonizzazioni a favore di una città composta dall’integrazione delle funzioni; CULTURA come strumento fondamentale per lo sviluppo della città.
Tutte queste voci dovrebbero quindi configurare il destino di Treviso da qui al 2050 (data testualmente pronunciata da Capocchin). E a conclusione della sua relazione l’Architetto ha aggiunto che se non si presentano in tempo progetti di qualità si rischia di perdere l’accesso ai fondi europei che promuovono tali iniziative.
Con un Sindaco Manildo che annuncia la conclusione della Variante al P.I. entro dicembre 2017, identificandola con il motto: “per una città che non guarda alle auto ma alle persone”; e con un Zampese (Lega Nord) che dall’opposizione ricorda come i meriti di questa Variante appartengano maggiormente all’amministrazione precedente, durante la quale la Variante stessa iniziò a prendere forma; con tutto ciò, si può dire: fin qui tutto bello.
Tutto bello, situazione distesa tra maggioranza e opposizione, tutti a ringraziare l’Architetto per il lavoro fin qui svolto. Se non fosse che solo poco prima si era focosamente trattata la querelle della lottizzazione “Panigai”.
Lottizzazione alla quale fu data la concessione dalla Giunta a guida LN nel 2006, senza che fosse stato eseguito uno studio sull’incidenza che tale lottizzazione avrebbe avuto sulla mobilità locale, e senza una dovuta considerazione del dispiegamento delle reti di fornitura di base (parole del consigliere di maggioranza Celotti). Ma soprattutto infischiandosene del fatto che l’area su cui la “Panigai” persiste è (era) destinata ad uso agricolo.
IL Celotti ha aggiunto che essendo già stato colato cemento nell’area interessata, altro non rimane da fare all’attuale giunta che rinnovare la concessione. E qui ti voglio, ipocrisia!
E’ proprio necessario costruire nuovi supermercati (magari solo perché portano soldini nelle casse comunali attraverso gli oneri di urbanizzazione)?
Non sono già troppi quelli esistenti nel territorio?
E perché si continua a costruire prima la parte edile, adattando alla benemeglio le reti di collegamento al territorio solo in seguito, con tutti i conseguenti problemi di viabilità e quant’altro?
E perché si continua a consumare suolo in un territorio già tanto cementificato e sempre più PIENO DI VUOTI come il nostro, spesso andando in deroga al PAT?
E infine la domanda delle domande: a quando un vero e affidabile cambio di passo da parte di chi amministra la nostra città, e che troppo spesso parla in un modo e razzola in un altro?
Credo sia giunta l’ora, da parte di chi amministra, di abbandonare abitudini da macellai quali ad esempio il Piano di recupero del parco di villa Manfrin, attualmente in corso d’opera e che prevede l’abbattimento di duecento alberi su 590 (uno su tre).